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vincenzo pezzella

poesie di transito (1994-1999)

edizioni archivio dedalus, milano, 2011, pp.204

isbn 9788890474897


di enrico bugli

quando un intellettuale, di cuore puro e occhio vivace, che ha dato prova con scritti, grafici e canzoni del suo essere al mondo, che da poeta scrive libretti di opere coinvolgendo persino monteverdi e da pictor optimus illustra testi difficili, lasciando che i suoi interessi creativi vadano dagli zingari alle imprese di joyce, fino a un celebrato fabbricante di violini e oltre, che viaggi avvolto ed incatramato nell'essere e fare poesia nelle ore morte, e che si perda nel mondo del fare, significa che magari a nostra insaputa, esiste ancora qualcuno che crede che fare arte sia tuttora un attività dell'intelletto.

questo poeta, in modo prosaico, a torto del suo intelletto aristocratico, si sposta in metropolitana, un mezzo grigio, anonimo e pieno di anonimi volti di anonimi. il metrò è un mezzo triste nella sua essenza, pratico al più per inseguire spie e delinquenti nei film di serie b, ma nel comune ideale borghese è poco indicato sia a sentire, che ad ispirare poesia. certamente questo convoglio appare prosaico e infine banale. nessuna metropolitana o traforo che sia, che io sappia, ha potuto, è stato finora capace di ispirare poesie o addirittura di coinvolgere poeti. così potrebbe essere, altrettanto accettabile, per noi semplici appiedati, che questi possa usare tappeti volanti, ippogrifi, navi fantasma, velieri corsari e quant'altro possa servire ad una estroversa libido poetica in espansione.

che re, conquistatori, esploratori e navigatori nei viaggi quasi mitici e molto lunghi nel tempo, avessero coinvolto scrittori e poeti è cosa certa, ma che questi letterati fossero andati oltre la cronaca, pubblicando poesie su ciò che la loro libidine fantastica aveva fatto affiorare durante i tempi morti del viaggio, è incerto.


dei diversi modi di viaggiare

il viaggio dalle ere più remote della storia è stato sempre tra le attività maggiormente "promozionali" della poesia. forse nessuno lo ha mai detto, ma esistono nella logica del fenomeno una serie di nodi e motivazioni profonde che lo hanno innescato, oltre che mezzi diversi e sempre più vari e spesso più che idonei per farlo...

un viaggio poetico può essere fatto a piedi, a dorso di un animale, su slitta semmai; inoltre si rendono adatte le piroghe, talora le zattere, ancor più carri e navi, che, si dirà, sono fatte apposta per questo; risalendo la storia anche i palloni e i dirigibili e financo le palle di cannone, come i tappeti, si sono rivelati adatti allo scopo, ma puranco, il treno, l'aereo e addirittura i razzi, oggi sono da considerarsi mezzi più o meno ordinari per lo sviluppo di poetiche future.

ii viaggio può essere ipotetico e ancor più fantastico, si vedano quelli letterari di luciano, del barone di münchausen, di astolfo e di conrad e talora, possono anche essere romantico-sacrificali come quello del prode rudello, o mitici come quelli di ulisse e ancora mistico filosofici come la commedia, possono comparire e addirittura perdersi nella realtà come i resoconti di rustichello, pigafetta, goethe e stanley.

in pezzella la realtà del viaggio in sé, non viene definita né, dalla quantità dello spazio, né dalle quartine o dagli endecasillabi. i metri, i chilometri, le altre misure di grandezza furono codificati a favore di quella griglia aristotelica che permette all’uomo di riconoscersi nella realtà della logica e definire questo mondo; che in effetti, non esiste se non che come immagine virtuale della mente stessa; che in questo caso, ci permette la gestione ed il riconoscimento dell'esistente. per tanto, le misure del tempo, dello spazio, le teorie matematiche e quelle della relativa velocità dell'universo, come la stessa realtà fisica di questo mondo, sono un'invenzione di comodo, una delle nicchie di questo microfrattale (il nostro) del grande frattale dell'universo e di tutti gli altri insiemi di frattali che forse costituiscono l'infinito, sono arbitrarie e fortemente dubitabili e questo giova in modo esponenziale a questo poeta che può creare un universo altro fatto di simboli ed icone a veder bene nuove, e di questo credo di intuire che pezzella sia profondamente convinto.

come già ho detto un viaggio, corrisponde a uno spostamento, talvolta anche al di fuori della sua utilità logica, i motivi possono essere diversi. sono da considerare come ragioni di viaggio sia lo spostarsi da una sedia all'altra, sia andare dalla tundra al mar nero per la caccia del mammut o avendone in pectore la distruzione, verso troia, oppure passare i ghiacci delle alpi a motivo di combattere i romani o di sottomettere i galli e financo attraversare la strada per guardare una vetrina; insomma, la stessa storia della nostra specie è fatta di viaggi, anche letterari verso il chi sa dove, "il paese degli eccetera"! forse (1) come dice verlaine...


della metropolitana,

nata  per  spostarsi proletariamente e senza impacci nella città "... canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano” (2).

con questo convoglio pezzella ci proietta nella vicenda che affanna l'uomo moderno, che assomma in modo inquietante una sconvolgente reiterazione di gesti tanto più coinvolgenti e convulsi quanto più il viaggio può essere breve.

milioni di persone vivono, nel miracolo del progresso, tempi morti; quelli dell'attesa in stazione e del percorso, che addizionati tra loro, sono quantificabili nella vita di un uomo, in ore mesi e addirittura in anni. durante questi lunghi periodi di inattività, nessuno riesce anche a pensare, il pensiero è un lusso di sé bizzarro, pochissimi possono esercitare una fantasia tanto libera da poter elaborare il pensiero poetico in modo da stravolgere la noia irritante di un’attesa:


occhi...occhi - ti perdono

...sul finestrino-del-trenointransito

la - sua ombra- confusa-al-paesaggio...

                     ****

tutto s'incrocia nel-violadifotogrammi

                  accesi ....................... (3)


eros ha scosso la mia mente

come il vento che gioca

sulla montagna

si frange sulle querce (4)


il risultato.

credo realmente che per pezzella "la poesia è un fare del tutto mentale, sottolinea il movimento fisico del transitare fra un istante e l'altro della nostra vita, fra un treno e l'altro, fra una attesa e una partenza del tutto indifferente, tutta la nostra vita rappresenta un viaggio con partenza e arrivo e nello svolgimento compaiono infiniti viaggi che si intrecciano tra loro, col nostro esistente, e con quello degli altri, ciò è quello che accade in modo concentrato e intenso, nell'indifferenza dei protagonisti all'interno delle strutture di una metropolitana"(5).

ora, per dire le ragioni della poesia, siamo costretti, bisogna, che si diventi a nostra volta poeti per sognare ciò che l'altro, "il poeta" appunto ci canta, in questo caso è dato di notare e connotare quelle intriganti sensazioni, che in un altrove temporale si sarebbero forse vissute su sanguinosi campi di battaglia e nelle dolorose e anch'esse sanguinose processioni del medioevo, con ottave o endecasillabi, come all'epoca si usava. oggi le "intriganti sensazioni" non sono che visioni effimere che i finestrini delle vetture nel transito veloce del veicolo proiettano come immagini larvali su chi è in attesa dell'altro treno in banchina.


la poesia del nostro mondo si era retta su una costruzione musicale, il martellare del fabbro ha dato ritmo al futuro. il poeta in quella rigida griglia inseriva la musica del suo pensiero, in effetti tutte le costruzioni della mente sono delle ancore cui si attacca la "ragione". le matematiche dell'intelletto non sono altro che l'estensione di griglie di comodo nelle quali esercitare la conoscenza dell'universo.

nelle stazioni della metropolitana di milano esistono dei marchingegni mediante i quali con piccola spesa è possibile stampare a proprio piacimento una cinquantina di biglietti da visita o inviti o quant'altro sia possibile stampare con caratteri a scelta su cartoncini secondo modelli preordinati.

diventa importante per il poeta che vive il presente, definire la "machina" che incastella il generato della poesia. la struttura della "poesia" non è il modello che la costruisce? tutte le cose inerenti il fare, fin dai tempi più antichi, furono incasellate e anche la poesia ebbe le sue regole. il verso ebbe, i suoi accenti, la sua musica, e la composizione poetica i suoi schemi che, non è una novità, furono tralasciati dal secolo scorso. fin dal medioevo (6) però "il poeta" aveva compreso, che nel momento in cui la poesia passa dalla fase orale a quella scritta, l'occhio acquista una parte notevole nella sua appercezione, da ciò si introita che la poesia scritta, quella che si legge, non è fatta solo della musicalità "sonora" del verso, ma anche di ciò che attraverso l'occhio appare iconicamente alla mente come cosa che fa parte appunto del mondo della visione. che nel grigiore anonimo di una metropolitana, un poeta, un esteta, possa trovare il modo di poetare, e di poetare a fronte di un oggetto anonimo e postmoderno come un biglietto da visita preordinato (7), è cosa fattibile; oltre, c'è lo scatto di pezzella. se la poesia può nutrirsi delle gesta di un cavaliere errante, anche i cartoncini schematizzati uso selfie, svolgono analoga funzione, ove servano a costruire e a pretestare lo strumento stesso della poesia. la solitudine di una metropolitana qualunque, può valere quella di un passero solitario.

il rombo del treno, il vocio sommesso della folla, suggeriscono quelle allitterazioni che hanno suggestionato non solo i futuristi, ma a guardare, anche d'annunzio, che notoriamente professava altre idee:


"seigneur!

         -     bien aimé!

seigneur!

     -   bien aimé !

                           -  bien aimé- (8)


fa riscontro:

" pensavi... rognonecipolla /a- cena- con - titano - tra i libri....mentre da un cieloargentoufo - filtravano....... (9)


parole che in una scrittura rapida non diventano altro che cascate di simboli, grafemi appunto che incartano le immagini, ma non è tutto, pezzella riesce ad esplicare una sensibilità introspettiva che assorbe la considerazione del presente pescando nei meandri di una fantasia lattiginosa, e riesce a trovarvi il qualcosa della poesia. si affaccia, spesso insistente e perversa, un’ironia criptica e sottile, frutto certo di cultura profonda e fruttuose meditazioni.

relativamente all'esternazione delle idee-immagini, il suo compitare sposa sommessamente l'aspirazione di "fare poco non per molti" come gòngora manifestava, all'uopo pezzella dice la sua indicando ai posteri, con la solita macchinetta serial/dozzinale presente in ogni stazione, il pensiero della nostra attualità:


"albanesi magherbini - maree di pa/ntelleria- zattere naufragano- nudi/lorobranco - ma io- in quale branco / sono..."


e scortica le mie midolla

il raschio ferrigno del tram

silenzio - un gesto fulmineo

ha generato una pioggia di stelle (10)


nel metrò l'astrazione si riversa nel sogno e provoca pulsioni che possono essere tenaci e straordinarie a seconda della capacità di abbandonarsi e vivere senza altro freno, quello che la cultura ha iniettato nella fantasia; così il ragioniere vivrà la possibilità di stilare l'ultimo bilancio della banca d'italia, l'avvocato sognerà di perorare la causa delle anguille ladre nel tribunale delle stelle, la massaia di manipolare l'ultimo risotto con contorno di nuvole e pioggia, al letterato resterà l'idea di un ricordo pensato, che elaborerà a memoria sul tavolino di casa. ecco che a disposizione dell'impulso creativo e della pulsione che provoca, in un angolo, come per incantamento compare la macchinetta dei biglietti da visita, così una creatività eccitata dal limite del mezzo, potrà fermare subito e freschissime, come per gioco, tutte le immagini e i ricordi, ancora intatti, vivi e non mediati, dal tempo. le parole giuste, le immagini e i simboli si incaselleranno taglienti nello spazio del cartoncino definito dalla tastiera; in pochi minuti l'idea diventa e si trasforma per gli eletti, in un oggetto tangibile.  non è importante che sia in poche copie, la poesia è per pochi, per pochissimi, forse solo per se stessi, meglio per nessuno.

"compresi che il lavoro del poeta non consisteva nella poesia, ma nell'invenzione di ragioni perché la poesia fosse ammirevole" (11) - da questo assunto viene che la poesia non può ne deve avere spiegazioni ascrivibili a nulla che sia sul gradino assoluto della ragione, essa certamente si rivolge a sistemi più profondi ed antichi potremmo dire ancestrali, nonostante che questo termine abbia una logica abusata. pezzella, con carognesca e cinica determinazione, pescando lucidamente nei meandri della mente collettiva, che giocoforza conserva anche le ossa, usurate dei padri futuristi, non esita anzi si appropria con sadica allegria, per scopi eletti ma anche e perché no! decorativi, dei brandelli di quelle immagini che sono, vestigia da vedere o meglio per ricordare l'immaginario occidentale. un gioco crudele e giocoso, che si appropria e diventa l'immagine nella quale nascondere il senso criptico e più vero della poesia.

mi piace concludere questo "transito" con le parole liriche e seriose di rolando bellini " in lui si condensa tutta un esperienza underground, con frammentarie reminiscenze newyorchesi, con evocative schegge del respiro del "tube" londinese nel quale si era rifugiato più di un artista durante l'ultimo conflitto..... della freschezza della gioventù rock che oggi abita, a sprazzi, queste cavità affollate, dell'allegria napoletana di poveri senza paura della pioggia".






  1. (1)da un verso di verlaine che cito a memoria: "domani all'alba partiremo in carrozza per il paese degli eccetera"

  2. (2)filippo tommaso marinetti, da manifesto del futurismo - anche marinetti era sensibile alle stazioni ferroviarie

  3. (3)vincenzo pezzella

  4. (4)saffo fr,47

  5. (5)luciano caruso -  note di un commiato - poesie di transito - ed.  archivio dedalus

  6. (6)si veda -luciano caruso -- "iuvenilia loeti" raccolta di poeti latini medievali - lerici 1969

  7. (7)il limite di un biglietto da visita, su schemi predisposti e modesti, previsti per chi aspira con i dozzinali cartoncini dei biglietti da visita a una collocazione promozional-borghese.

  8. (8)d’annunzio -  da " la quatrieme mansion" in "le martyre de sait sebastien" - che nell'edizione del vittoriale è proprio nella veste che riporto, d’annunzio sapeva bene  che la qualità e la disposizione dei caratteri tipografici a teatro, in un opera recitata, non si possono vedere. i motivi sono altri e certamente questa scelta tipograficamente molto efficace, andava a coloro che avrebbero letto e non ascoltato il testo.

  9. (9)pezzella

  10. (10) da "poesia poesia" di dino campana

  11. (11) borges - l'aleph - edizioni uef

numero 0,5
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